Valutazione del rischio chimico: strumenti riconosciuti e validi per legge

La valutazione del rischio chimico è un’attività fondamentale per la tutela della salute dei lavoratori esposti a sostanze pericolose durante le loro attività. La normativa vigente prevede l’obbligo di effettuare questa valutazione, che consiste nell’identificare i pericoli associati alle sostanze utilizzate in azienda e nella valutazione dell’esposizione dei lavoratori a tali sostanze. Per effettuare la valutazione del rischio chimico, sono disponibili diversi strumenti riconosciuti e validi per legge. Il primo passo è quello di consultare le schede di sicurezza delle sostanze impiegate in azienda, che forniscono informazioni sulle proprietà fisiche, chimiche e tossicologiche delle sostanze stesse. Un altro strumento utile è rappresentato dalla metodologia HSE (Health and Safety Executive), sviluppata nel Regno Unito, che si basa sull’analisi dei tre fattori principali dell’esposizione: concentrazione della sostanza nell’aria respirata, durata dell’esposizione e frequenza di esposizione. Inoltre, la normativa europea ha introdotto il concetto di “limite di esposizione professionale” (LEP) per alcune sostanze particolarmente nocive. Il LEP indica la concentrazione massima ammissibile della sostanza nell’aria respirata dal lavoratore durante una giornata lavorativa. Infine, la valutazione del rischio chimico può essere supportata dall’utilizzo di strumenti di monitoraggio dell’aria, come i campionatori passivi o attivi, che consentono di misurare la concentrazione della sostanza nell’aria respirata dal lavoratore. In sintesi, esistono diverse metodologie e strumenti riconosciuti e validi per legge per effettuare la valutazione del rischio chimico in azienda. È importante affidarsi a professionisti esperti e aggiornati per scegliere la soluzione più adatta alle specifiche esigenze dell’azienda.

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